Germania – Argentina, la finale più brutta di sempre

L’atto conclusivo di Italia 90 sarà ricordato come uno dei meno entusiasmanti della storia. Ma la vittoria della Germania Ovest segnerà la fine di un’era geopolitica e calcistica.

 

Giocando sull’emotività, il calcio può rendere possibili anche le cose più assurde: tifare per la vittoria dei tedeschi nel Mondiale italiano, ad esempio, roba da far rabbrividire chiunque possieda memoria del passato extra-calcistico. È esattamente ciò che accadde nella finale di Italia 90, un Germania Ovest-Argentina giocato in un Olimpico astioso, quando il tifo tecnicamente neutrale scoprì l’insano gusto di tifare contro a prescindere, di avere un nemico da odiare.

Il nemico era Maradona, Maradona era il diavolo, Maradona per sineddoche era l’Argentina omicida dell’Italia e la conseguenza era quella, storicamente illogica, di tifare per i tedeschi. L’Italia chiamò: 8 luglio 1990, ore 20 e spiccioli, squadre schierate per la presentazione, le note dell’inno argentino vengono subissate di fischi. Ora, l’atto di per sé è abietto, spregevole, così Diego attende l’inquadratura che passa anche sul maxischermo, assesta un paio di hijos de puta inequivocabili, netti e rabbiosi a favore della telecamera e degli 80 mila presenti. Lo stadio si incendia ulteriormente. Fine dell’innocenza, inizio della finale.

È il remake di Messico 1986, ma dal punto di vista burocratico padrona di casa è la Germania Ovest, che può così sfoggiare la divisa più iconica di quei Mondiali, mentre la maglia degli ospiti tocca all’Argentina, in una tonalità blu-Italia alquanto beffarda. Rispetto a quattro anni prima, dei ventidue che scendono in campo al fischio d’inizio i reduci sono appena sei: Ruggeri, Burruchaga e Maradona da una parte, Berthold, Brehme e Matthäus dall’altra, ma almeno i ct, Beckenbauer e Bilardo, sono i medesimi. All’ultimo atto i tedeschi sono arrivati sì grazie ai rigori contro l’Inghilterra in semifinale, ma dopo avere chiuso primi il proprio girone ed avere eliminato i Paesi Bassi campioni d’Europa in carica gli ottavi e l’ottima Cecoslocacchia ai quarti, mentre l’Argentina – qualificata come miglior terza nel suo girone – aveva tutto fuorché brillato: 1-0 al Brasile, poi quarti e semifinali superati ai rigori parati da san Goycoechea. Pochino, e allora: Illgner; Betrthold, Buchwald, Augenthaler, Kohler, Brehme; Hässler, Matthäus, Littbarski; Völler e Klinsmann contro Goycoechea; Serrizuelea, Simon, Ruggeri; Basualdo, Burruchaga, Lorenzo, Troglio, Sensini; Maradona e Dezotti, e se finisci per giocare una finale della Coppa del Mondo con Dezotti – appena retrocesso con la Cremonese – quale centravanti, vuol dire che qualcosa è andato storto (Caniggia era squalificato, e con lui Giusti e Olarticoechea) e a quel punto o c’è un disegno del destino in cui l’epopea è destinata a diventare epica, oppure perdi.

Perse l’Argentina, perse la finale ricordata dal punto di vista dell’estetica calcistica come la più brutta della storia dei Mondiali; giocò l’ultima mezz’ora in 10 per l’espulsione del nuovo entrato Monzon, subì a cinque minuti dal termine il rigore di Brehme, chiuse in 9 perché Dezotti non solo non divenne eroe, ma si fece pure cacciare per proteste nel finale, mentre un Buchwald versione Gentile neutralizzò Maradona. Vinse chi doveva vincere, e se c’è chi in tutto ciò vede un complotto – un classico di chi non vuole stare al verdetto del campo e vede sempre mandanti e sicari: l’arbitro Codesal, la Fifa, Havelange, Matarrese… – è certo più rilevante vedere il trionfo della Germania Ovest come la fine di un’era geopolitica e calcistica.

Quell’Europa, quella della Germania divisa e della Cecoslovacchia unita, quella dell’Unione Sovietica e della federazione di Jugoslavia, terminò la propria storia calcistica sostanzialmente al triplice fischio di quella notte romana, e a ben guardare anche il calcio in sé sarebbe cambiato: il prodotto televisivo funzionava, Italia 90 aveva battuto il record di telespettatori e, in vista di Usa 94, era il momento di cambiare gioco. Si decise per i tre punti per vittoria nella fase a gironi per scoraggiare i noiosissimi pareggi, si scelse di portare a tre le sostituzioni – giusto il tempo per un paio di spot volanti in più – e si mise al bando la possibilità per i portieri di agguantare la palla con le mani su retropassaggio effettuato con i piedi.

Insomma, grazie Italia 90, e ciao Ciao al tuo calcio. Anzi – per utilizzare una parola orrenda e per questo attuale – ciaone.

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