Santi Cazorla ha lasciato il Villarreal per trasferirsi in Qatar, all’Al Sadd, la squadra allenata dall’amico Xavi. Sarà l’ultimo tratto della straordinaria parabola di un calciatore che è tornato a stupire dopo aver rischiato di perdere un piede
Non è facile imparare a convivere con il dolore, ad accettarlo in tutte le sue forme. Santi Cazorla ci è riuscito. Durante il suo lungo calvario di infortuni, prima di un’operazione, i medici inglesi gli dissero: “Se dovessi tornare a camminare in giardino con tuo figlio, ritieniti soddisfatto”. Da un atteso rientro in campo alla possibilità di perdere l’uso del piede e alla conseguente amputazione.
In quel momento Cazorla si è trovato ad un passo dal baratro, intorno a lui c’era solo il buio. È il 2016 e l’origine di tutto questo è una lacerazione alla caviglia destra, subìta nella partita di Europa League tra Arsenal e Ludogorets. Il tempo passa e le operazioni si susseguono, una dopo l’altra, ma per lo spagnolo sembra che non ci sia niente da fare.
Decide di tornare in Spagna, mettendosi nelle mani del dottor Mikel Sánchez a Vitoria, nei Paesi Baschi. Sánchez scopre che la caviglia è infetta, la ferita non si cicatrizza e i batteri hanno consumato 8 cm del tendine d’Achille. La situazione è molto grave, serve una decisione drastica. I medici prendono un pezzo di pelle del suo braccio sinistro, dove ha tatuato il nome della figlia India, e lo usano per rattoppare la caviglia danneggiata.
Il 17 luglio del 2018, 636 giorni e 8 operazioni dopo, Santi Cazorla torna a calpestare il rettangolo verde. Lo fa in un’amichevole contro l’Hércules. Non è più un giocatore dell’Arsenal, ha lasciato il club da svincolato per vestire di nuovo la maglia del Villareal, la squadra con cui si è consacrato. Quel 17 luglio è una data che non dimenticherà mai, come un secondo compleanno. Un esordio diverso rispetto a quello del 2004, quando era ancora un ragazzino pieno di talento che si affacciava al fútbol dei grandi. Un periodo lungo quattordici anni, la camiseta del Villareal come punto di contatto. In mezzo tutta la carriera, o meglio la vita, di Santiago Cazorla González.
Nel Submarino Amarillo, agli inizi, Pellegrini lo utilizza più come un comprimario, in quella squadra spumeggiante guidata da Riquelme e Forlán che nel 2006 arriva fino alla semifinale di Champions. Con il passare del tempo Cazorla inizia ad affermarsi come un titolare inamovibile. Nonostante non sia molto veloce, parte spesso come esterno d’attacco, sempre libero di svariare e di recitare il proprio copione. Non è ancora un giocatore decisivo, ma inizia a prendere discreta confidenza con i gol e gli assist per i compagni.
Tra il 2007 e il 2009 in Liga produce 13 reti e 13 passaggi vincenti. Prestazioni ottime che gli valgono la chiamata della Roja per disputare l’Europeo del 2008. Non sarà uno dei protagonisti principali della vittoria che aprirà il ciclo d’oro della Spagna, ma trova minuti in tutte le partite – tranne nella semifinale con la Russia – entrando dalla panchina. Quella è la squadra guidata dalle menti di Xavi e Iniesta, dalla leadership di Puyol e Piqué, dalle magie di David Silva e dai gol della coppia Villa – Torres.
Negli anni successivi il Villareal non è più una corazzata come prima, ma si conferma nella classe medio – alta della Liga. Il rendimento di Cazorla rimane buono, anche se non arriva quella svolta decisiva che tutti si aspettano. Nel momento forse più importante della sua carriera, gli è mancato il passaggio in una squadra di livello top per affermarsi in maniera definitiva.
Del Bosque preferisce non convocarlo in vista del Mondiale del 2010 e la stagione successiva si consuma il dramma: il Villareal retrocede incredibilmente in Segunda División. Arrivato a questo punto Cazorla si trova ad un bivio: continuare insieme agli altri leader della squadra (come Marcos Senna, Bruno Soriano e Gonzalo Rodríguez) oppure rimanere in Liga, perché le offerte non mancano. Opta per la seconda opzione appena riceve la telefonata di Manuel Pellegrini, il tecnico che lo ha plasmato al Villareal e che lo vuole nel suo ambizioso Málaga.
L’allenatore cileno riesce a costruire un’altra squadra fantastica, Cazorla si trova alla meraviglia nel sistema ideato da Pellegrini. El Ingeniero sa che Santi può partire in qualsiasi posizione della trequarti, sinistra, destra o centro per lui non fa differenza. L’asturiano è un giocatore completamente ambidestro, capace di dominare il gioco con entrambi i piedi. Gioca la sua miglior stagione, con un fatturato che recita ben 9 gol e 6 assist in Liga. Lo stesso vale per il Málaga, che conclude il campionato con uno storico quarto posto e la qualificazione per la prima volta in Champions League.
In un momento in cui sembrava che Cazorla non fosse adatto per i livelli più alti del calcio europeo, ecco che il suo fútbol torna a scorrere e a straripare come un fiume in piena. Viene convocato per gli Europei del 2012, altra competizione cannibalizzata dalla Spagna più forte di sempre, ma trova ancora poco spazio perché davanti ha dei giocatori di livello assoluto. Dopo un’annata del genere potrebbe rimanere in Andalusia e giocare la Champions da protagonista, ma arriva l’offerta dell’Arsenal e la voglia di misurarsi in una big della Premier è troppo forte per rinunciare.
I Gunners, sempre guidati da Wenger, continuano a vivere stabilmente ai piani alti del campionato inglese. Alla prima stagione in Inghilterra, Cazorla è già diventato uno dei leader tecnici dell’Arsenal. Gioca come trequartista in posizione centrale, segna 12 gol, fornisce 12 assist e 2.6 passaggi chiave a partita in campionato (dati WhoScored). Il tecnico francese è letteralmente conquistato dal talento dell’asturiano: “È fantastico, è un piacere guardarlo. Incarna il prototipo perfetto del centrocampista spagnolo moderno: tecnica, visione di gioco e sacrificio”.
Nelle stagioni successive Cazorla continua a giocare il suo calcio, l’Arsenal vince 2 FA Cup e 2 Community Shield, ma manca continuità per vincere la Premier. Il primo grave infortunio, purtroppo, è dietro l’angolo: nel 2015 Cazorla si rompe il legamento crociato del ginocchio sinistro. Da quel momento il fantasista spagnolo fatica a rientrare in campo e dopo appena un anno arriva il maledetto infortunio alla caviglia contro il Ludogorets.
Passano i mesi, l’Arsenal lo aspetta ma Santi Cazorla non riesce a recuperare. Per molti è un giocatore finito, per i medici inglesi – come anticipato all’inizio – sarà un miracolo se dovesse tornare a camminare. Fortunatamente le previsioni mediche si sono rivelate completamente sbagliate. L’asturiano è tornato in Liga la scorsa stagione e ha semplicemente restituito tutto il fútbol rimasto arretrato nel tempo perso. Come se Santi si sentisse in debito, dopo più di due anni senza giocare ci è riuscito. La cosa che sorprende è il livello che ha mantenuto dal suo ritorno a casa, si è letteralmente caricato sulle spalle il Villareal.
Durante quest’anno è stato, per rendimento, uno dei migliori giocatori della Liga. In una formazione ideale della stagione è difficile non trovargli un posto da titolare. Cazorla ha firmato il suo record di gol in campionato (11 centri, con 8 rigori realizzati su 8) e distribuito i “soliti” 10 assist. Il Submarino Amarillo ha giocato un calcio brillante – quinto posto in classifica – con l’asturiano come pietra angolare della squadra di Calleja. Nonostante i 35 anni e tutto quello che ha passato a causa degli infortuni, i ritmi delle partite li imponeva Don Santiago da Lugo, con la qualità sublime che lo ha sempre contraddistinto.
Cazorla ha preso la decisione di lasciare il Villareal per trasferirsi in Qatar, all’Al Sadd, la squadra allenata dall’amico Xavi. Pochi giorni fa ha giocato la sua ultima partita in Liga, contro l’Eibar, in quello che è stato l’addio al calcio anche del totem Bruno Soriano, un altro che ha passato tre anni senza giocare a causa degli infortuni.
“Amo questo sport e voglio essere io a scegliere quando ritirarmi” ha dichiarato Cazorla un po’ di mesi fa a Revista Panenka. Sembra scontato, ma non c’è cosa migliore di essere liberi di poter prendere le proprie decisioni. Il sipario si chiude. El mago ha concluso il suo spettacolo. Gracias, Santi.