Come un match tutt’altro che indimenticabile è riuscito a entrare nella storia
Venerdì 6 aprile 2001, nell’anticipo della ventottesima giornata di Bundesliga. Allo Stadion der Freundschaft, lo “Stadio dell’Amicizia” di Cottbus, nord-est della Germania, si affrontano i padroni di casa dell’Energie e il Wolfsburg. I primi cercano punti fondamentali per la salvezza, mentre i secondi navigano abbastanza tranquillamente a metà classifica. Una partita, che nonostante lo 0-0 al 90′, è entrata nella storia del massimo campionato tedesco. L’Energie Cottbus, anche a causa delle assenze per infortunio di Christian Beeck, Sebastian Helbig e Ronny Thielemann, tre dei tedeschi che avevano più minuti nella rosa, infatti ha schierato undici giocatori stranieri. Non era mai successo nei 38 anni di vita della Bundesliga. E quelli che mette in campo l’allenatore Eduard Geyer, un passato da calciatore nella Dinamo Dresda e ultimo ct della Nazionale della Germania Est, non sono stelle, né acquisti “a peso d’oro”, ma il frutto della politica societaria dei Lausitzer.
L’Energie, che tra i suoi membri onorari conta dal 2008 la sua tifosa più famosa la cancelliera Angela Merkel, è una neopromossa. Nel 1994, quando Geyer è arrivato in panchina, languiva addirittura in Regionalliga, l’allora terza serie. L’ex allenatore del Sachsen Leipzig e degli ungheresi del Siófok costruisce in pochi anni un piccolo miracolo. Nel 1997 conquista una promozione in 2.Bundesliga arrivata dopo il doppio spareggio contro l’Hannover rovinato dagli insulti razzisti dei tifosi dell’Energie a Otto Addo e Gerald Asamoah. Nella stessa stagione, Geyer che nel 1971 aveva vinto da giocatore la Coppa della DDR, porta l’Energie alla finale della Coppa di Germania, prima squadra di terza divisione a riuscirci. I Lausitzer, che in Regionalliga era rimasti imbattuti per 57 partite, perdono 2-0 contro lo Stoccarda guidati in panchina da un giovane Joachim Löw e trascinati in campo da Giovane Élber ma la sconfitta è solo l’inizio di un percorso ancor più esaltante. Oltre che per la destinazione, per il percorso. Dal ’97 Geyer e la dirigenza dell’Energie, alle prese con risorse economiche limitate, puntano infatti in 2.Bundesliga su giocatori semisconosciuti, pescati a prezzo basso nei Balcani e nell’Europa dell’Est. Lo possono fare perché nel 1996/1997 anche in Germania era stata introdotta una nuova regola sugli stranieri. Via al tetto di tre calciatori stranieri e possibilità di schierare un numero illimitato di giocatori con cittadinanza non tedesca. Unica condizione l’appartenenza a una Federazione della UEFA. In più c’è la sentenza Bosman, che consente ai club di mettere sotto contratto gratuitamente giocatori in scadenza di contratto.
Sfruttando queste due circostanze, in pochi anni, arrivano a Cottbus, una delle zone più depresse della Germania riunificata, una serie di calciatori destinati a lasciare il segno. Come il portiere bosniaco Tomislav Piplica, prelevato nel 1998 dai croati del Samobor, definito da qualcuno uno dei peggiori portieri di sempre della storia della Bundesliga, come Vasile Miriuță , romeno di origine, ma ungherese di nazionalità, centrocampista giramondo, acquistato dall’Újpest, Laurențiu Reghecampf preso dalla Steaua Bucarest dopo un prestito in Bulgaria, Andrzej Kobylanski, polacco proveniente dall’Hannover, oltre al “pistolero” croato Antun Labak e a Franklin Bittencourt, brasiliano che aveva giocato a VfB Leipzig e il cui figlio Leonardo diventerà pure lui un calciatore professionista. Senza dimenticare l’albanese Rudi Vata, che qualche anno prima aveva vestito la prestigiosa maglia del Celtic.
Un’apparente Armata Brancaleone che nel 2000 agguanta la promozione in Bundesliga con un terzo posto, conquistato a scapito del più quotato Norimberga. Tra i Lausitzer, nonostante il primo salto in Bundesliga, non cambia nulla. I soldi sono sempre pochi e la politica rimane la stessa. La Germania del calcio però senza accorgersene, solo quel sei aprile, quando nella formazione dell’Energie non trovano neppure un tedesco. E nessun cittadino della Repubblica Federale sarà neppure tra i tre subentranti. Scoppiano le polemiche, anche perché in quel momento la Nazionale non sta vivendo un momento felice. Gli Europei del 2000 sono stati un disastro con la Nationalmannschaft eliminata al primo turno, con un punto in tre partite e anche nelle qualificazioni a Corea e Giappone i tedeschi arrancano, tanto che il pass per il Mondiale lo strapperanno solo in un teso spareggio con l’Ucraina di Shevchenko dopo aver perso nel girone 5-1 in casa contro l’Inghilterra. “Dove dovrebbero accumulare esperienza e minuti i nostri giovani se non nelle squadre più deboli del nostro campionato?” si chiede il quotidiano berlinese Tagesspiegel. Le risposte alle polemiche arrivano dai diretti interessati. Da Geyer, uno che nel suo curriculum ha anche un periodo da un “collaboratore non ufficiale” della Stasi ai tempi della DDR e dal presidente dell’Energie Dieter Krein. “Solo gli idioti ci indicano e dicono che gli stranieri avrebbero buttato fuori i tedeschi dalla squadra” dice il massimo dirigente. Ancora più sibillino, come spesso gli accade, Geyer, che provoca i giornalisti raccontando come nello spogliatoio lui per farsi intendere parli rumeno. “I giovani devono correre, farsi il mazzo e lottare per i posti da titolare con più impegno”. E ancora. “I nostri giocatori della prima squadra guadagnano molto di meno”.