Exequiel Palacios è stato acquistato dal Bayer Leverkusen per 24 milioni di euro. Ecco perché l’ex River Plate è uno dei centrocampisti più promettenti per i prossimi anni
Il River Plate di Gallardo è da cinque anni e mezzo l’avanguardia del calcio sudamericano per il suo modo totale di concepire il gioco: quando ha la palla, tutti partecipano all’azione, quando non ce l’ha, tutti si uniscono per recuperarla. Ogni componente della squadra sa interpretare al meglio tutti i registri che le varie situazioni di gioco richiedono: Lucas Martinez Quarta, ad esempio, gioca al centro della difesa e fa partire dal basso la continua ricerca della verticalità, mentre tutte le punte in rosa sono profili in grado di dividersi tra ricerca di palleggio e imbucate, smarcamenti su tutto il fronte e finalizzazione.
Il centrocampo è l’epicentro di questa versatilità. Exequiel Palacios è cresciuto insieme all’idea di River Plate che ha sviluppato Marcelo Gallardo, quella stessa idea che lo ha formato come giocatore nei vari step della sua crescita, rendendolo il miglior esempio di volante mixto che il calcio argentino abbia da offrire oggi. Il River Plate è la squadra più moderna d’America e Palacios, tucumano di Famaillá, ma cresciuto a San Martin, partido di Buenos Aires, è un giocatore estremamente completo, modellato da quelle idee e da quella proposta.
Nelle Inferiores della Banda, in cui era entrato a soli dieci anni, giocava prevalentemente da esterno destro o enganche. Pablo Lavallén, ex tecnico del Colón finalista della scorsa Copa Sudamericana, allenò Palacios nelle giovanili del River; un anno e mezzo fa lo descriveva come un giocatore cerebrale, incline a creare gioco, a cercare l’ultimo passaggio, ma allo stesso tempo molto dinamico.
Con queste caratteristiche, si è affacciato alla Primera División a diciassette anni appena compiuti, buttato nella mischia dal Muñeco in una sconfitta contro il Newell’s Old Boys. «Giocavo troppo sul corto, perdevo molti palloni e Marcelo (Gallardo) mi diceva che avrei dovuto comportarmi in campo come un calciatore maturo. Ho cercato di mettere in atto qualche piccolo cambiamento: aiutare a difendere e accompagnare di più in attacco» ha raccontato Exequiel prima della finale contro il Flamengo, a La Nación.
«È un ragazzo ma si è già trasformato in un uomo» lo ha elogiato invece lo stesso Gallardo. Ciò che rende diverso il nuovo centrocampista del Bayer Leverkusen è l’intelligenza con cui legge le situazioni e occupa gli spazi: nel calcio del Millonario, fatto di continui smarcamenti e scambi veloci, Pala si muoveva costantemente, per cercare di dare opzioni di passaggio ai compagni e, a sua volta, distribuire a pochi tocchi.
Al River ha giocato sempre con un cinco abile in uscita – quasi sempre Enzo Pérez, all’occorrenza Zuculini o Ponzio – al proprio fianco (nel 4-4-2) o alle proprie spalle, per liberarsi più sulla trequarti (nel 4-1-3-2 abituale): il suo compito, in possesso, non è mai stato fare uscire il pallone, ma offrire una prima linea di passaggio al centrocampista centrale e raggiungere più velocemente punte e trequartisti. Palacios – terzo centrocampista d’Argentina per numero di passaggi medio a partita (61.4 con 85.1% di precisione) dietro allo stesso Pérez e Gago – seguiva la manovra, partecipava alle triangolazioni, si smarcava e cercava a sua volta un compagno smarcato, mantenendo alto il ritmo del gioco, come vuole Gallardo.
È un giocatore estremamente razionale e associativo, che pensa la giocata prima di compierla e non la carica di retorica: pur possedendo una tecnica pulita e qualche trucco elegante per conservare palla, il suo calcio tende a essere molto minimal e poco vistoso. Eppure, la sua caratteristica più marcata è anche quella più appariscente ed esteticamente appagante: appena riceve palla, cerca immediatamente la giocata in verticale. Lo fa d’istinto, con una naturalezza e una sensibilità incredibili: contro il Racing, nella fase finale della Copa Libertadores 2018, si ritrovò tra i piedi un pallone che, con un tempo di reazione formidabile e un colpo d’esterno di prima intenzione, rispedì in avanti aprendo la difesa.
Sempre contro l’Academia, lo scorso agosto in campionato, prima mandò in gol Santos Borré dalla propria trequarti con una palla lunga, di prima e di mancino, poi, un minuto più tardi, inventò il passaggio chiave (1.1 in media a partita) per un altro gol, di nuovo col piede debole, trovando Suárez alle spalle della difesa.
A ritmi più bassi, in palleggio, Exequiel evita attentamente di usare il sinistro, a volte perdendo il ritmo della giocata o complicandosi l’esecuzione. Per Palacios, la verticalizzazione è l’arma in più, che usa anche a costo di sbagliare, o di modificare il flusso del gioco, rallentandolo con la pausa e velocizzandolo di colpo con l’affondo. Sia per ribaltare l’azione dopo un recupero a centrocampo che per scardinare una difesa chiusa, è l’opzione che ricerca sempre, concedendosi qualche picco di genialità nelle sue partite di costante intelligenza.
Al suo primissimo core di caratteristiche, quello di esterno o enganche talentuoso e dinamico con cui è nato calcisticamente, Gallardo ha applicato l’espansione di centrocampista box-to-box, non tanto inteso com braccio armato del mediocampo alla Nico Dominguez – l’altro grande protagonista della nouvelle vague dei giovani interni argentini, moderni e dinamici – che oltre ad aiutare dietro si ritrova a concludere gran parte delle azioni del suo Vélez, quanto più come giocatore presente e incisivo in entrambe le fasi.
«Ho aumentato l’aggressività, l’intensità e il sacrificio difensivo. All’inizio non è stato facile, ma ce l’ho fatta con l’aiuto dello staff tecnico» ha raccontato in un’intervista a Olè. «Gallardo mi chiedeva sia di aiutare il mediano che di arrivare all’area rivale».
Il suo apporto in zona gol, in termini di inserimenti, è stato abbastanza limitato, perché con due punte e due trequartisti esterni la squadra tende a portare altri giocatori dentro l’area. Ad ogni modo, in quasi novanta presenze con la banda rossa disegnata sul petto, ha segnato anche alcuni dei suoi dieci gol inserendosi in area: in altre circostanze, visti il dinamismo e il senso della posizione, non è difficile immaginare una potenziale crescita anche in questo senso.
Al River, nella maggior parte dei casi, rimaneva al limite dell’area, come riferimento per fare gioco o per sfogare il suo tiro secco e insidioso da media distanza. Nella propria metà campo, invece, Palacios è stato un gigante: il suo enorme dinamismo gli ha consentito di coprire ampi spazi e prestarsi al lavoro costante di aggressione e recupero quando la Banda è in non-possesso.
Ha uno stile difensivo molto proattivo, con una particolare tendenza a tentare di sradicare il pallone in tackle (2.4 riusciti su 4.3 tentati in media a partita) dai piedi dell’avversario, anche a costo di predersi qualche rischio. Non ha un fisico possente (177 cm per 70 kg), ma sa proteggere il pallone e assorbire bene i contrasti, che vince in media 5.5 volte a partita, poco più della metà dei duelli ingaggiati. In una squadra che vive di ritmi alti, possessi rapidi, precisi e vertiginosi, riaggressione e smarcamenti, questo coinvolgimento difensivo e il suo modo intelligente e diretto di gestire il pallone sono stati un cocktail a tratti micidiale.
Per rendere al meglio delle proprie possibilità, Exequiel Palacios dev’essere fisicamente in forma: nei mesi immediatamente successivi al rientro dall’infortunio che gli ha impedito di giocare una Copa América per cui Scaloni gli aveva tenuto da parte una maglia da mezz’ala titolare, ha avuto un rendimento piuttosto discontinuo, alternando prestazioni di alto livello a partite in cui scompariva, o non riusciva a trovare ritmo e intensità.
Gli infortuni, finora, sono stati il suo avversario più temibile, non tanto per ciò che gli hanno tolto, quanto più per ciò che gli hanno impedito di ottenere: la frattura del perone dello scorso febbraio, dopo un secondo semestre del 2018 giocato su livelli stellari, ha infatti lasciato cadere una trattativa in fase avanzata con il Real Madrid.
Exequiel, che non ama lasciarsi trasportare dall’instabilità e dal disordine, né dentro né fuori dal campo, non ha dato troppo peso a questa sliding door ed è rimasto concentrato fino all’ultimo sul suo River. Ora, a ventuno anni, con 87 presenze, dieci gol e sei titoli vinti, il Bayer Leverkusen ha deciso di investire su di lui 24 milioni di euro, spinto dallo stesso intuito che in passato ha individuato altri due centrocampisti sudamericani perfetti per il contesto tedesco, Arturo Vidal e Charles Aránguiz.
Exequiel Palacios non solo sembra avere tutte le caratteristiche per esplodere anche – se non soprattutto – in Bundesliga, ma sembra essere il centrocampista dinamico, tatticamente intelligente e con prospettive illimitate di cui l’Albiceleste ha tremendamente sentito la mancanza in questi anni. Con una Copa América all’orizzonte e un Mondiale tutt’altro che lontano, l’Argentina intera lo spera.