Nel Rio Ave che gioca contro il Milan nell’ultimo turno preliminare di Europa League il brasiliano è uno degli uomini da seguire. Come tanti suoi coetanei era arrivato nel Vecchio Continente con un’etichetta che non è mai riuscito a dimostrare, sballottato dai troppi prestiti
Dura la vita dei fenomeni in erba sudamericani. Arrivi in Europa con almeno un’etichetta appiccicata addosso (tipo “Il nuovo” qualcuno) poi ti ritrovi come un pacco postale a fare la trafila da un campionato all’altro, riesci appena a conoscere i tuoi nuovi compagni che devi rimettere mano alle valigie e ripartire. Più che un calciatore diventi una palla. Lucas Piazòn, il brasiliano del Rio Ave che stasera affronta il Milan in Europa League, è un fulgido esempio di questa categoria di giocatori: di proprietà del Chelsea, arrivato appena maggiorenne in Inghilterra, è in prestito da otto anni in giro per il continente, e non sempre ottenendo grossi risultati. Un po’ poco per “Il nuovo Kakà”.
La grande illusione
Quante volte abbiamo sentito nei vari articoli di mercato che una squadra si è interessata a un calciatore che ha fatto faville in un torneo giovanile? Magari “nel Torneo Sudamericano Under 17”, una sorta di Copa America in cui si mettono in mostra i migliori baby-fenomeni dell’America Latina. Andando indietro nel tempo non è raro imbattersi, sfogliando ad esempio la classifica marcatori, in nomi familiari che possiamo ritenere “arrivati”: Vinicius, Casemiro e Fede Valverde del Real Madrid o Philippe Coutinho, attualmente al Barcellona ma preso all’Inter quando era ancora minorenne e aveva giocato già nel Sudamericano Under 17.
C’è anche il rovescio della medaglia, però: Leandrinho (oggetto misterioso al Napoli, adesso al Bragantino), Andrès Ponce (meteora alla Sampdoria, ora all’Akhmat Grozny), Antonio Sanabria (passato dalla Roma allo Sporting Gijòn poi al Betis e visto anche al Genoa) o il mitico Foquinha (passato brevemente dal Chievo e dall’Inter) non hanno avuto la stessa fortuna. A dire il vero sono molti di più i calciatori appartenenti a questa categoria, autori di grossi numeri in tornei giovanili, ma una volta cresciuti ridotti a comparse in campionati mediocri, che non quelli che raggiungono un buon livello.
Difficile mettere Lucas Piazòn in questo gruppo, perché in fondo ha assaggiato quattro delle cinque maggiori leghe europee, gli manca solo la Ligue 1 poi le ha timbrate tutte: Chelsea (Premier), Malaga (Liga), Eintracht Francoforte (Germania) e, pure lui come Foquinha, Chievo (Italia). Il problema è che non è mai stato minimamente un protagonista, come invece lasciava presagire la sua “lettera di presentazione” quando viene acquistato dal Chelsea nel 2011.
Il club londinese sborsa 5 milioni di sterline più svariati bonus (totale operazione 7.5 milioni di euro) al San Paolo per il suo cartellino di cui 1/5 è di proprietà, un grande classico in Sudamerica, del suo agente e della famiglia: d’altronde Piazòn è “il nuovo Kakà”. I motivi? Perché è giovane, d’accordo, viene dal “Tricolor” come l’ex Pallone d’Oro e gli assomiglia pure fisicamente, un metro e ottanta abbondante e fisico slanciato. Viene, altro punto in comune con il Kakà originale, da una famiglia magari non benestante ma di sicuro non dalle favelas, col padre che fa il rappresentante di iniettori per macchine e la madre l’avvocato.
Ha impressionato al Sudamericano Under 17 terminato nel 2011, che il Brasile tanto per cambiare ha vinto come del resto è successo 12 volte su 18, e anche al Mondiale di categoria. Lucas ha segnato tre gol nel Sudamericano, compreso questo nel 4-3 al Venezuela, la rete del momentaneo 3-3. È una partita dove si vedono degli errori da oratorio, spiegabili con l’età dei protagonisti, ancora troppo acerbi, naturalmente. Ben pettinato, elegante, Piazòn incorna un cross dalla destra e fulmina la non proprio coriacea difesa venezuelana.
Tre giorni dopo l’incontro firma con il Chelsea, che si è convinto non solo guardando la partita, ma già da prima, da quando al Sudamericano Under 15 aveva segnato 10 gol: “Il club di Abramovich – si legge – ha battuto la concorrenza del Liverpool e della Juventus”. Non può ancora indossare la maglia dei Blues perché è minorenne, ma appena lo diventa, e cioè nel gennaio 2012, eccolo trasferirsi a Londra. Grazie a dei nonni italiani può ottenere il passaporto comunitario ed evitare la trafila del permesso di lavoro.
Sei mesi dopo, in seguito a una trionfale cavalcata con il Chelsea Under 23, che vince la Youth Cup, la “Coppa d’Inghilterra di categoria”, Piazòn viene eletto miglior giovane dei Blues. Riceve il premio dalle mani di John Terry, il capitano della squadra che si è laurea campione d’Europa dopo aver battuto il Bayern Monaco in finale di Champions League.I suoi compagni di squadra in quel Chelsea di ragazzini sono tra gli altri Nathan Chalobah (ora al Watford, passato anche dal Napoli), Islam Feruz (attualmente disoccupato) e soprattutto Nathan Ake, di recente passato, via Bournemouth, per una somma record al Manchester City. Lo vediamo sciorinare un repertorio completo, anche se certo, le difese non sembrano le più attrezzate del mondo: grande controllo e assist per il 2-0, “accelerazione” e passaggio in profondità per il 4-0 dopo essere andato a prendersi il pallone nella sua metà campo. Abbastanza “à la Kakà”, anche se il suo ruolo, spiega, è l’attaccante e non il trequartista.
Tutto apparecchiato per una sorta di passaggio di consegne tra il vecchio e il nuovo Chelsea con il brasiliano protagonista? Più o meno.
Girandola
La Youth Cup del 2012 rimarrà il punto più alto di Piazòn con la maglia del Chelsea. Dalla stagione successiva, peraltro molto complicata per i Blues con Di Matteo che salta subito e lascia spazio a Rafa Benitez. Gioca metà stagione alternandosi tra le riserve e i titolari dei Blues, è titolare nel 6-0 in Coppa di Lega contro il Wolverhampton (all’epoca non la squadra ricca e di livello che è oggi), maglia numero 35, offre l’assist per il 2-0 a Bertrand dopo aver recuperato un pallone destinato al calcio d’angolo, segno comunque di reattività.
Tuttavia nel mercato di gennaio comincia la girandola di prestiti per il giovane Lucas. Si fa vivo il Malaga, nella Liga, è il “Malaga degli sceicchi” finito in maniera indecorosa l’anno scorso, un club ricco con tanti giovani interessanti come Isco (sì, c’era già Isco). “Può giocare in qualsiasi ruolo sulla trequarti, specialmente sulla sinistra, dove Benitez l’ha schierato la maggior parte delle volte”, si legge. Solo parole al miele, comunque, per Piazòn (“Giocatore che corre con ampie falcate, elegante con il pallone tra i piedi”) che in Andalusia racimola appena 11 spezzoni di partita regalando comunque due assist.
D’accordo, primo tentativo fuori dal Chelsea discreto. Il secondo è addirittura straripante, al Vitesse, dove i Blues destinano i loro migliori giovani talenti: 11 gol e 8 assist. L’intervista che gli fanno appena arriva ad Arnhem mostra un ragazzo dalla faccia pulita, educato, già con un buon livello di inglese, addirittura nessun tatuaggio e una collanina con croce incorporata. Qua siamo a un “livello-Kakà” altissimo. Un Kakà che, in quel momento, sta raccogliendo le ultime presenze nella, invero non fortunata, esperienza al Real Madrid.
La grande stagione al Vitesse non passa inosservata e il successivo prestito (oneroso) è all’Eintracht Francoforte: 700mila euro per il leasing di Piazòn, che in Bundesliga alterna momenti buonissimi ad altri pessimi. “Il calcio è strano, potrei rimanere qua a vita”, si lascia scappare il brasiliano. Due gol decisivi, ma un lavoro fisico e di intensità non troppo adatti a lui, che è il primo ad accorgersene: “Sto imparando, ma è molto difficile e duro”, ammette. Le statistiche rispetto al Vitesse sono impietose, ma è anche il contesto che è cambiato: 10 gol contro 2, 8 assist contro 2, 3.3 passaggi-chiave su 90 minuti contro 1.7. L’Eintracht, terminato il prestito, non lo riconferma: se proprio deve lanciare un giovane prende quelli del suo, di vivaio, come Marc Stendera o Luca Waldschmidt, più adatti al ruolo di esterno sinistro offensivo rispetto a Lucas.
Così Piazòn torna al Chelsea. Rimane in Inghilterra, ma in Championship, nella seconda serie: prima al Reading e poi al Fulham. Con quest’ultimo conquista anche la promozione in Premier nel 2018, anche se non è davvero un titolare: infatti ai playoff non gioca mai se non nell’andata della semifinale, un quarto d’ora sullo 0-1 contro il Derby per provare ad acciuffare un pareggio che non arriverà.
Chievo
Piazòn, tuttavia, l’abbiamo (intra)visto anche in Italia. È il gennaio del 2019 quando il Chievo annuncia l’arrivo in prestito del talento brasiliano. Nell’ultimo giorno del mercato di riparazione, uno di quei classici colpi che finiscono nel tritacarne dei minuti finali di trattative, in cui centinaia di giocatori cambiano squadra e si fa fatica a stare dietro a tutte le trattative. Arriva, si legge, per rivitalizzare l’attacco veronese, autore fin lì di 17 gol in 20 partite.
Fosse solo il reparto avanzato, il problema del Chievo, ultimissimo in classifica, posizione in cui finirà il campionato. Cosa può dare Piazon a una squadra così, con un allenatore come Mimmo Di Carlo, che raramente si discosta dal suo 4-3-1-2 in cui spesso il trequartista spesso è stato un mediano spostato più avanti (Pinzi docet)? “Viene da un campionato diverso, l’ho messo in campo per dare un po’ di estro”, spiega il tecnico dopo lo 0-3 contro la Roma in cui Piazòn gioca l’ultima mezz’ora senza lasciare il segno su una partita già sepolta. “Per dare un po’ di estro”, un motivo un po’ misero per giustificare l’apporto di un giocatore, come se fosse un fenomeno da circo. Non per “attaccare la profondità” o per “mettere in difficoltà gli avversari”: no, “per dare un po’ di estro”.
Brutta fine per “il nuovo Kakà”, che scenderà in campo solo altre tre volte e sempre per scampoli di partita, addirittura oltre il novantesimo contro il Genoa sullo 0-0 per perdere tempo ed entrando al posto di Vignato nell’ultima giornata di campionato. Possiamo immaginare con che motivazione, ben sapendo che il Chievo, già retrocesso in B, che in tutto gli ha concesso 81 minuti in 4 mesi, non lo riscatterà: voto “Gazzetta dello Sport”, per dire, un bel 5. Altrove si spingono fino al 4.5 (“Non tocca un pallone, autentica delusione di mercato”).
La Serie A è la quarta grande lega europea che rimbalza Piazòn dopo la Liga, la Bundes e, naturalmente, la Premier. Tutto questo anche se il Chelsea è, ancora oggi, il proprietario del cartellino e lo sarà fino al giugno 2022. “La mia carriera al Chelsea è finita”, ha comunque già affermato Piazòn, che forse era arrivato in Europa convinto di poter dire la sua in un club di grosso calibro come quello londinese e invece finito in strane e antipatiche logiche di mercato. Per vari motivi (fisici, caratteriali, tattici?) non ha sfondato, nonostante tutte quelle attenzioni al momento della firma per i Blues.
Da un anno e tre mesi Lucas è al Rio Ave, squadra di media classifica portoghese con cui il Chelsea ha stipulato un prestito, almeno questo, diverso dai precedenti: è per due stagioni, infatti. La prima è andata benino, Rio Ave qualificato all’Europa League e Piazòn autore di 2 gol e 2 assist in 19 presenze, ma almeno titolare. Durante questa esperienza portoghese è diventato papà, in pieno lockdown, del piccolo Romàn, a confermare una sensazione di responsabilità già evidente dai tempi del Vitesse, con quel buonissimo inglese parlato e l’immagine pulita, perfino troppo.
Non ha mai giocato con la Nazionale maggiore, Lucas Piazòn, che a 26 anni, quindi ancora giovane, sembra però già sorpassato da altre centinaia di ragazzi come lui appesantiti da troppe aspettative e dispersi in giro per il mondo.
Del “nuovo Kakà” non è rimasto niente, se non la somiglianza fisica, come testimoniata anche da questa foto dei due sul profilo Instagram di Piazòn. Il Kakà originale, anche lui elegantissimo nella corsa e nelle movenze, aveva comunque quegli attimi di purissima rabbia agonistica che, unita a una tecnica sopraffina e a una velocità di base capace di fendere letteralmente l’aria, per almeno cinque anni l’avevano reso un calciatore unico al mondo e decisivo soprattutto per il Milan.
Staremo a vedere se proprio contro il Milan l’ormai ex “nuovo Kakà” riuscirà a mettere un timbro, a lasciare un segno del suo talento.