L’ultimo turno di Serie A offriva dieci match spalmati in dieci orari diversi lungo quattro giorni. Cronaca di una maratona davanti allo schermo, in bilico tra l’impresa e la noia
Sono le 15 di venerdì 19 febbraio. Non ho programmi particolari per il weekend (chi li ha?). Mettendo la formazione al Fantacalcio, mi accorgo che, forse per la prima volta, le partite di Serie A sono spalmate su dieci orari diversi. Sento il profumo dello spezzatino che triggera i nostalgici del «si stava meglio quando tutte le partite erano alle 15», e nella testa inizia a profilarsi il capolavoro: fare l’en plein, guardarle tutte e dieci. Anche Cagliari-Torino. Anche Parma-Udinese.
Ne parlo con la mia ragazza, che inaspettatamente si fomenta anche lei (scoprirò solo dopo che ha preso impegni sia per il sabato che per la domenica). E allora mi lancio: come Barney Stinson ha vissuto la sua perfect week, io ci proverò con il mio perfect weekend, un’impresa non semplice. Se per qualcuno il programma divano, birra e partite è la santa Trinità, io odio star seduto e, nonostante sia veneto, sono pure astemio. Ho solo le partite. Dieci in quattro giorni. A por la Décima, si caricavano a Madrid quando cercavano la decima Champions League. E allora, immergiamoci (cit).
Giorno 1
Fiorentina-Spezia (3-0) ore 18.30
Cagliari-Torino (0-1) ore 20.45
Il calcio ambizioso di Vincenzo Italiano e Dusan Vlahovic acquistato da poco al Fantacalcio sono i principali motivi del mio entusiasmo mentre mi preparo alla prima tappa della maratona. Il primo tempo, invece, mi fa pentire subito della decisione: una frazione super spezzettata, con tantissimi infortuni e interruzioni, evidenziati dai 6 minuti di recupero. Approfitto quindi delle pause per approfondire la storia di qualche protagonista, e scopro che Nahuel Estévez, 25enne centrocampista argentino dello Spezia, ha esordito tra i professionisti con il Club social y deportivo Comunicaciones, la miglior squadra del campionato guatemalteco (ha vinto 30 titoli nazionali, contro i 29 del Csd Municipal, mi dice Wikipedia). Chi lo sa quali coincidenze hanno portato un teenager di Buenos Aires a giocare in Guatemala. Leggo inoltre che Estévez ha colpito un palo al suo primo pallone toccato con la maglia dello Spezia, contro il Parma, e non riesco a capire se sia un presagio buono o cattivo.
All’inizio della ripresa, Castrovilli e Vlahovic mi danno un po’ di adrenalina, organizzando con un’azione un po’ fortunata ma molto spettacolare il gol dell’1-0. La notevole acrobazia del 20enne serbo, oltre a farmi gioire per il Fantacalcio, mi ricorda che Dusan potrebbe presto diventare un crack. Sono 9 gol in questa Serie A, 8 nelle ultime 12. Mica male. Ivica Iliev, l’ex direttore sportivo del Partizan Belgrado, ha detto di recente a Lady Radio che Vlahovic è «il miglior 2000 dopo Haaland». Ok, forse troppo, ma i suoi margini sono ancora in gran parte inesplorati.
Il gol con (brutto) balletto di Castrovilli, la riscoperta dell’esistenza di Esseryc e la solita chiosa reazionaria anti-costruzione dal basso del secondo cronista sono gli ultimi highlights di questa partita. Mi aspettavo tanto dallo Spezia e poco dalla Fiorentina e invece la Viola ha meritato la vittoria. I 6 minuti di recupero del primo tempo, e i 4 del secondo, hanno complicato la mia tabella di marcia. Ho solo 15 minuti per prepararmi a Cagliari-Torino, serve una decisione immediata: metto a scongelare il ragù e decidiamo di cenare a fine primo tempo.
Ci vuole grande passione e una certa dose di masochismo per guardare Cagliari-Torino. Nonostante il coprifuoco, mi vengono in mente almeno cinque cose migliori da fare il venerdì sera (quasi quasi anche il Grande Fratello vip), ma ormai siamo in ballo, ed eccomi sul divano pronto alle 20.45. Mi aspetto tanta paura e poco spettacolo dalla sfida, e non rimango deluso.
Il Cagliari ci prova, ma non ci credono nemmeno loro di riuscire a segnare. Parliamo di una squadra che ha fatto un gol nelle ultime sette partite, un punto nelle ultime dieci e zero vittorie nelle ultime sedici, e che nel frattempo ha rinnovato fino al 2024 il contratto del suo allenatore. La cosa migliore del primo tempo è la voce dell’arbitro Orsato, con il suo accento veneto e i suoi modi decisi, che risuona nel vuoto dello stadio.
Momento statistico. Una lista (incompleta) di calciatori che hanno segnato più di Simeone nelle ultime sedici partite: Martin Erlic, Maya Yoshida, Milos Vulic, Vedat Muriqi, Adrien Tameze. Sono sedici partite che il Cholito non segna o fa assist.
Al netto delle galoppate di Zappa e Singo, delle parate di Cragno e del bel colpo di testa con cui Bremer decide la partita, Cagliari-Torino è stata una partita triste, tra due squadre tristi, in un momento triste. Il Toro ha segnato al suo primo in porta, e i sardi non sono riusciti a reagire, nonostante l’inserimento della coppia Pavoletti-Cerri davanti.
Il Toro ha vinto tre partite dall’inizio del campionato, ma con questo successo ha fatto un grande passo verso la salvezza, e lo sguardo spiritato con cui Nicola ha quasi malmenato dalla gioia Sirigu a fine partita lo conferma. Il Cagliari davvero rimane un mistero; con quella rosa, a inizio anno li mettevo quasi nella parte sinistra della classifica. Guardare il post-partita mi sembra troppo, ma spengo la tv con la certezza che i giorni di Di Francesco in Sardegna siano finiti. La mia avventura, invece, è appena iniziata.
Giorno 2
Lazio-Sampdoria (1-0) ore 15
Genoa-Verona (2-2) ore 18
Sassuolo-Bologna (1-1) ore 20.45
Il livello si alza subito. Dopo una mattinata libera, dalle 15 in poi le partite scandiranno il mio sabato. Anzi, dalle 14, perché decido di scaldarmi un po’ con Venezia-Entella. Solo in casa, la squadra della tua città in campo (che quest’anno gioca anche molto bene), che fai, te ne privi? Alle 15 però abbandono la rimonta degli arancioneroverdi (vinceranno 3-2 da 0-2) per concentrarmi sull’Olimpico, dove Luis Alberto segna il suo settimo gol stagionale e disegna calcio nel primo tempo. «Ranieri sta difendendo l’1-0» mi scrive malizioso un amico, non convinto dal calcio difensivo dell’allenatore ex Leicester che da queste parti chiamano ironicamente Minestraro.
In realtà la Samp ci prova, approfittando di una Lazio già con la testa al Bayern, solo che mettere mille palloni alti in un’area in cui il solo Quagliarella deve affrontare Acerbi e compagni non mi sembra la strategia migliore. Candreva esce all’81esimo con 13 (tredici) cross all’attivo, per la maggior parte devo dire molto belli, ma non sfruttati a dovere dai compagni. Il terzino della Samp Tommaso Augello, una bella sorpresa quest’anno, mi ricorda tantissimo un attore di fiction Rai. No, non è Lino Guanciale e nemmeno Raoul Bova, non mi ricordo come si chiama. Sono alla terza partita e do i primi segni di delirio? Prima del novantesimo c’è tempo anche per uno sgambetto da dietro di Milinkovic-Savic al compagno Muriqi, povero Pirata.
Un’ora di pausa e sono di nuovo live, questa volta sul pc, per la sfida tra Genoa e Verona, due squadre ostiche, con idee di calcio nette, difficili da affrontare e in certe fasi anche molto belle da vedere, con interpreti come Barak e Ilic (un 2001 davvero promettente) quando confezionano il primo gol. Mi hanno parlato bene di questo Radovanovic alla Mascherano, una delle invenzioni del taumaturgo Ballardini, però a una certa il serbo si fa soffiare palla da Lasagna, che si presenta solo davanti alla porta.
Ora, in questo strano sabato, mi ritrovo a pensare alla relazione tra il centravanti ex Udinese e il gol, complicata almeno quanto quella di Marriage story o, per i più aggiornati, di Malcolm & Marie. Se il calcio si giocasse fino all’attimo prima di tirare e segnare, Lasagna sarebbe di sicuro uno dei migliori attaccanti italiani. I due gol sbagliati contro il Genoa, uno nel primo e uno nel secondo tempo, sono incredibili per la differenza tra come li ha costruiti bene e come li ha conclusi male. Capisco che Juric voglia tanto lavoro sporco dalle punte, ma son passati da Kalinic, Di Carmine e Salcedo (1 gol in tre in mezzo campionato) al peggior giocatore della A nel rapporto expected goals/gol segnati.
La ripresa comunque è bellissima, la miglior partita che ho visto fino a qui. Segna subito Shomurodov, uno che chiamano il Messi uzbeko ma è alto 2 metri, poi Faraoni riporta avanti il Verona. La squadra di Juric è talmente intensa che a un certo momento la seconda voce di Sky Sport se ne esce con «fossi in Perin calcerei la palla fuori per far entrare i cambi». Quando al 93esimo Badelj segna il pareggio con la proverbiale pezza da fuori, mi ricordo che avevo pensato di giocarmi il 2-2. Che peccato.
Il segreto per continuare in quella che io ho chiamato impresa, ma che per alcuni miei amici è un ordinario weekend invernale, è provare a variare. Per Sassuolo-Bologna sistemo il laptop vicino ai fornelli: guarderò il primo tempo mentre cucino per me e la mia ragazza Camilla, nel frattempo tornata a casa per constatare, senza troppa gioia, che sto continuando a crederci. Non ho nemmeno finito di pelare le patate, che Soriano mi purga al Fantacalcio, segnando il suo settimo gol in questa Serie A, uno score per niente male (da Nazionale?).
L’idea di guardare la partita cucinando si rivela subito complessa, perché non avendo molto spazio per piazzare il computer, sono costretto a metterlo alla destra dei fornelli. Questo rende tuttavia inutilizzabili i due fuochi più vicini al pc, perché non vorrei bruciarlo: usando gli altri due, però, il wok non sta in equilibrio vicino alla pentola con il brodo, quindi devo cuocere le cose una alla volta. Insomma, una sfida complicata, come lo sta diventando quella del Mapei per il Sassuolo, aiutato però dall’espulsione (generosa) di Hickey.
Per accendere un po’ la (mia) ripresa vado a giocarmi l’1 del Sassuolo, dato a 3, e il gol di Ciccio Caputo mi dà subito speranza. Per chi si sia chiesto cosa intendesse Caputo con la maglia E. Mammato gol assicurato, era una dedica a Enzo Mammato, definito da Sky Sport «noto dj, pr e re della movida», a casa con il Covid-19. Immagino non se la sia passata bene, in quest’ultimo anno, essendo il re della movida, quindi gli mando anche io un saluto.
L’ultima mezz’ora assisto stancamente alla proverbiale sfangata del Bologna: 30 tiri del Sassuolo, 75 per cento di possesso palla, ma niente gol vittoria e bolletta persa. Non sono scaramantico e stimo l’amore per il calcio di Lele Adani, ma da quando, dopo Juventus-Sassuolo, il commentatore ha detto «il Sassuolo lascia punti ma non perde mai», i neroverdi hanno vinto solo una delle successive sette partite. Highlights da segnalare: recupero e tacco di alleggerimento di Locatelli all’82esimo. Che bel giocatore.
Completamente in trance agonistica, guardo con Camilla anche lo speciale di Dazn su San Siro e il derby. Mi viene una voglia matta di andare allo stadio, e invece domani mi aspetta un poker di partite in televisione.
Giorno 3
Parma-Udinese (2-2) ore 12.30
Milan-Inter (0-3) ore 15
Atalanta-Napoli (4-2) ore 18
Benevento-Roma (0-0) ore 20.45
Oggi è durissima, perché ci sono quattro partite, la seconda di queste è il derby e un eventuale risultato negativo del Milan azzererebbe la mia voglia di guardare le altre. Dopo aver visto Djokovic rullare Medvedev, perché fuori il tempo è brutto e a questo punto ho deciso di andare all-in (sbircio anche lo slalom speciale dei Mondiali di Cortina), mi sintonizzo su Parma-Udinese, due dei peggiori attacchi del campionato. Sulla carta, un Cagliari-Torino bis, insomma. E invece Cornelius decide che è il giorno giusto per tornare a segnare (non lo faceva dal 2 agosto, era lo scorso campionato) e dopo due minuti, con un gran colpo di testa, segna il primo gol del Parma in casa dopo otto partite.
Gli stadi vuoti sono davvero brutti, ma pensate il sospiro di sollievo dei tifosi ducali che perlomeno non hanno dovuto pagare l’abbonamento per vedere zero gol in otto partite. Il match è inaspettatamente vivace, Kucka raddoppia: degli ultimi cinque gol segnati dal Parma, quattro li ha segnati lui, con il tatuaggio sul collo Trust a suggellare quanto i gialloblù siano sulle sue spalle.
Non me ne vogliano i tifosi friulani, ma bisognerebbe fare una petizione per portare De Paul in una grande squadra. Una qualsiasi. Ditemi una squadra di Serie A nella quale l’argentino non gioca titolare. Ha tutto, dribbling, passo, tecnica in conduzione, pulizia di calcio. Da un suo cross nasce il gol con cui Okaka riapre la partita.
Il cambio di D’Aversa, che inserisce un difensore (Bruno Alves) per un attaccante (Mihaila) mi sembra la classica sostituzione di paura che ti si ritorce contro, e infatti un secondo dopo l’Udinese pareggia con Nuytinck. Quattro gol, undici ammonizioni e un’altra nobile del calcio italiano a rischio retrocessione: il pranzo domenicale mi ha dato tanto, ma dal secondo tempo in poi sono già con la testa al derby.
Sono teso. Anche Camilla capisce il momento e prova a supportarmi proponendo di indossare le sciarpe del Milan. Al quarto minuto odio già il calcio. Proprio oggi Lautaro doveva essere glaciale? Proprio oggi Handanovic doveva rimettersi il mantello di Superman, rimasto in soffitta per un anno? L’Inter è superiore nel primo tempo, cinica come le grandi squadre nella ripresa. Fa poche cose ma fatte benissimo, in pieno stile Conte, e il prossimo che dice che Lukaku non decide le partite importanti meriterebbe un Tso: ha vinto mezzo scudetto nelle ultime due partite con tre gol e due assist contro Lazio e Milan. Lui e Lautaro sono la coppia perfetta per Conte.
Io inizio a temere per il quarto posto del Milan, altro che per lo scudetto. Non ha nemmeno giocato una brutta partita la squadra di Pioli, ma l’Inter ha meritato. Il pensiero va a domenica prossima, quando giochiamo a Roma. Non bisogna perdere per non rischiare di buttare via quanto di bellissimo costruito nell’ultimo anno da dirigenza, allenatore e giocatori.
Il solito ottimismo di mio padre, che mi scrive «mancano tante partite, comunque li ho visti bene», i 15 euro vinti con la schedina di consolazione che ho giocato e Lautaro che mi spalanca le porte del terzo posto al Fanta non sono sufficienti per rianimarmi. Vorrei uscire a farmi una corsa per scrollarmi di dosso i brutti pensieri, ma non faccio nemmeno in tempo a riordinarli, che Atalanta e Napoli stanno per entrare in campo. Mancano tre partite e ora so che ricorderò questo weekend come quello in cui ho visto dieci partite su dieci, e il Milan ha detto addio al fantastico sogno-Scudetto.
L’incombente Atalanta-Napoli mi toglie il tempo di rielaborare il lutto (sportivo), e forse è meglio così. La partita, gradevole nella prima frazione, esplode nella ripresa e, pur entusiasmandomi, mette a repentaglio il mio successo al Fanta. La gran prestazione di Zapata e i due gol presi da Gollini mi costringono ad aspettare fino a lunedì sera, appeso a un 6 di Kulusevski per centrare il sorpasso al terzo posto. Intanto, mentre inizio ad avere un discreto mal di testa, Gasperini si conferma l’allenatore più bravo e più antipatico della Serie A, senza discussioni, e Muriel un giocatore splendido. Ha segnato in tutte le partite giocate da titolare quest’anno (nove), e contro il Napoli fa un gol pazzesco e altre cose da fuoriclasse vero.
Quando Adani dice «il calcio è onorato», parlando della bella prova delle due squadre, immagino che sotto sotto si riferisca anche a me che, nonostante la ferita aperta del derby, sono ancora qui a guardare la Serie A. In un anno in cui siamo diventati eroi restando sul divano, la più grande impresa non poteva che essere compiuta davanti alla televisione.
Però mi serve un diversivo, quindi ordino online il nuovo casco della bici, come se l’idea di pedalare mi facesse sentire meno spiaggiato. Nel frattempo, mentre Gosens segna un altro gol (sette quest’anno in A, nove l’anno scorso, senza senso), ho cinque minuti di blackout al cervello in cui inizio a cacciare tutti nel gruppo del Fantacalcio, di cui sono admin. Usciamo velocemente per prendere una pizza da asporto e un gelato, perché alle 20.45 c’è la nona fatica, la Roma di Fonseca in casa di Pippo Inzaghi.
Ammetto che questa partita, pur guardandola tutta, la affronto dal pc mentre in tv passa Mr e Mrs Smith. La bellezza di Angelina e Brad quasi mi distrae dal fortino costruito da Pippo Inzaghi, l’uomo che avrebbe fatto di tutto per segnare e ora vive per non prenderle. Il finale però è thrilling, con l’assedio della Roma e le ripartenze del Benevento, l’espulsione prima di Glik e poi di Pippo, il rigore dato e poi negato all’ultimo minuto.
I giallorossi per la prima volta dal 2012 (Siena-Roma 1-0) non riescono a segnare contro una neopromossa: il pareggio di una diretta concorrente del Milan per la zona Champions è, non me ne vogliano una Roma fino a qui eccezionale e il bravo Fonseca, una piccola gioia in una domenica calcisticamente triste. Mando a un mio amico la gif di Inzaghi che bacia la maglia del Milan, mi risponde: «Solo Pippo poteva consolarci oggi». Non è molto, ma si fa con quel che si ha. Grazie Pippo, grazie, come direbbe Crudeli. Domani ho la giornata libera, prima dell’ultimo appuntamento serale.
Giorno 4
Juventus-Crotone (3-0) ore 20.45
Sembra una vita che non guardo una partita, tanto mi stavo assuefacendo. Sul finire della cena accendo il pc con Sky Go con la rinnovata carica di chi, dopo aver corso o pedalato per ore, vede l’indicazione dell’ultimo chilometro. E poi è divertente vedere Cristiano Ronaldo che fa a pezzi le difese avversarie e impazzisce totalmente quando sa di aver sbagliato un gol che doveva fare. È un mix di ammirazione e tenerezza per un campione incredibile e una persona che vive in un mondo parallelo, dove se non segna in tutte le occasioni avute la giornata è da buttare. Inizio a scrollare nervosamente il live del Fantacalcio, e dopo poco Kulusevski è sceso a 5,5: l’incubo. Guardare le partite con un solo giocatore impegnato al Fantacalcio vuol dire praticamente non guardare la partita, perché ti concentri solo su cosa sta facendo. Dai qui gran dribbling, alziamolo a 6; oppure cavolo qui non ha pressato, speriamo che il pagellista non se ne sia accorto.
All’inizio del secondo tempo, con due giocate, viene alzato a 6, mentre Ronaldo ha segnato alla sua 78esima squadra in carriera (solo Ibrahimovic, 79, ha fatto meglio, ma lo svedese ha giocato in 7 campionati diversi). La Juve vince da Juve, 3-0, e torna terza. Alla fine, se a settembre mi avessero detto che il Milan sarebbe stato davanti ai bianconeri a febbraio, non ci avrei creduto mai. Chiudo il pc con sollievo ma anche un piccolo senso di vuoto, e con l’entusiasmo per un campionato, la Serie A, che è divertente, vivo, per certi versi spettacolare, in cui ogni partita ha qualcosa da dire. Tra ventiquattro ore, poi, torna la Champions.