Manuel Locatelli è pronto per una big

A 22 anni il centrocampista del Sassuolo è diventato un elemento prezioso per la Nazionale di Roberto Mancini. Ora però deve compiere quell’ultimo sforzo necessario per prendersi la maglia di un top club

 

Manuel Locatelli ha 22 anni ma è già stato tre calciatori differenti. Esordisce in Serie A con il Milan, a 18 anni, contro il Carpi e chi lo vede in campo immagina subito un Ambrosini più tecnico. Segna dopo pochi mesi un gran gol contro il Sassuolo e uno ancora più importante contro la Juventus. “Gli spagnoli avranno sempre brevilinei con una tecnica impressionante, noi per fortuna abbiamo di nuovo gente come Locatelli”. Questo era lo slogan che lo ha accompagnato fin da subito.

Dopo il primo anno inizia a giocare male, a tenere troppo la palla, a non integrarsi con compagni come Biglia e Bonaventura, ad andare in panchina e ad essere quasi dimenticato. Il nuovo payoff diventa: “Ci eravamo fatti troppe illusioni”.

Nel 2018 va al Sassuolo e trova come allenatore Roberto de Zerbi. La storia svolta di nuovo. Diventa una mezzala che allo stesso tempo sa essere classica, grazie alla sua imponenza fisica e a doti tecniche di alto livello, ma anche molto moderna, grazie al continuo cambio di posizioni e funzioni che il tecnico gli chiede. Guida l’Under 21 come se fosse il padre di tutti gli altri, va in Nazionale e si prende spazio, mettendo un’opzione pesante sulla sua convocazione per gli Europei del 2021. Oggi siamo al motto: “Locatelli è il numero 8 dell’Italia”.

Una meravigliosa dimostrazione di bravura tattica e tecnica Manuel Locatelli l’ha data proprio con la maglia azzurra, ad Amsterdam contro l’Olanda dei mammasantissima del centrocampo: Frenkie de Jong, Georginio Wijnaldum, Donny van de Beek e Marten de Roon. Eravamo pronti a venire surclassati in quella fascia di campo e invece Barella, Jorginho e Locatelli li hanno completamente incartati.

Il primo ci ha messo corsa e raddoppi, togliendo spazi di giocata soprattutto al gioiellino del Barcellona, ben pressato anche da Immobile, il calciatore del Chelsea ha guidato il pressing e ha magistralmente dettato i ritmi dell’intera gara, ma a sorprendere è stato proprio Locatelli, che ha saputo sdoppiarsi nel ruolo di mezzala sinistra e play aggiunto, per risolvere il problema del pressing su Jorginho, oltre che muoversi sempre nella maniera giusta nello spazio, per dare appoggio alla catena di sinistra e allo stesso tempo non ingolfare la zona di rifinitura, lasciandola ai due esterni che si accentravano. Una partita favolosa che mostra non solo un giocatore bravo, ma che ne dimostra un’intelligenza superiore, fondamentale per integrarsi sempre e subito in ogni assetto di squadra.

Anche con il Sassuolo il peso di Locatelli e i suoi numeri sono evidenti. Nella scorsa stagione il Sassuolo è stata terza in Italia per possesso palla, con il 56,1%, terza per precisione dei passaggi, con 86,8%, con 500 passaggi corti riusciti, ancora una volta terza dopo Napoli e Juve, prima per dribbling riusciti, 12,3 di media (ma qui c’è lo zampino di Boga), terza per falli subiti, 14,7 in media, seconda per gol su azione manovrata dopo l’Atalanta. Considerando tutto questo, vi aggiungiamo nel dettaglio che Locatelli è anche in questa stagione primo in squadra per passaggi, 84,5, con una precisione dell’87%, ed è facile dire che il gioco di De Zerbi è totalmente centrato sulle caratteristiche di Locatelli, il quale ha migliorato se stesso e la squadra in maniera esponenziale.

Resta da capire se ci saranno altri due, tre, quattro Locatelli e cosa potrebbe essere da qui in avanti. Prima di tutto bisogna dare una dimensione esatta al calciatore. Questa estate la Juve lo voleva ed era perfetto per i bianconeri. Giovane, italiano, da far giocare in posizione di mezzala sinistra, così da farlo ruotare con Bentancur e Arthur senza perdere in qualità. Il trasferimento non c’è stato per tanti motivi, primo fra tutti i molti soldi che devono comunque muoversi per far spostare il Locatelli di oggi.

Un calciatore come lui però in questa fase è come il Sassuolo. Bisogna pretendere da lui un miglioramento molto evidente, un campionato che faccia davvero paura alle grandi e che lo metta sulla mappa dei migliori centrocampisti giovani in Europa. Insieme a questo deve giocare sempre con la stessa concentrazione di Amsterdam in Nazionale, sapendo che fra Barella, Jorginho, Tonali, Pellegrini, Zaniolo, Verratti, Sensi, Cristante e Castrovilli deve trovare una sua chiara identità, spendibile in ogni momento utile per il tecnico della Nazionale. Solo così può essere sempre preso in considerazione e non scendere mai quel gradino che con fatica ha scalato. Ma la scala non è mica finita, la forza di andare al gradino successivo chiede ancora più motivazioni e sforzi nell’uscire da comfort zone in cui ci si bea. Locatelli ha tutto per crescere ancora. Ma allo stesso tempo non ha troppo tempo per diventare quello che nelle idee più belle pensiamo possa essere. 

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