O’Callaghan, il centrocampista che si finse portiere

Il destino paradossale di Kevin O’Callaghan, mediano dai piedi buoni dell’Eire passato alla storia per aver interpretato il ruolo del portiere “Tony Lewis” in “Fuga per la vittoria”

«Il 23 maggio del 1987 è stato il giorno più bello della mia vita sportiva. Con la maglia dell’Eire, a Dublino, ho battuto il Brasile. Non sapevo che sarebbe stata la mia ultima apparizione in nazionale. Jackie Charlton mi avrebbe portato agli Europei di Germania dell’anno successivo, ma i muscoli mi tradirono, e Ronnie Whelan si fece un nome…». Oggi Kevin O’Callaghan ha 58 anni, e a distanza di oltre trenta non ha ancora dimenticato l’occasione gettata ai rovi.

Sognava che il suo volto finisse in mondovisione, non solo a coronamento di una buona carriera, ma soprattutto per dimostrare che lui di professione era un centrocampista, con piedi educati per altro, e non un portiere. Invece continua a rimanere intrappolato in un personaggio, anziché nell’ex calciatore raccontato da almanacchi e statistiche.

Solo in una dimensione che tenta quasi di sconfinare nell’universo antropologico può infatti accadere che un centrocampista venga costretto, per soldi e finzione, a giocare da portiere, per non giocare da portiere. Troppo contorto? Forse a parole, ma facendo i conti con la verità rivelata cambia tutto.

O’Callaghan è uno scout londinese del Milwall, ma tra il 1978 e il 1991 è stato un calciatore della Premier League (Ipswich Town, Milwall e Portsmouth), e della nazionale dell’Eire, con la quale ha totalizzato 21 apparizioni. Per tutti però O’Callaghan continua a essere “Tony Lewis”, incarnazione assoluta del numero uno. Tutta colpa di John Huston, il regista di “Fuga per la vittoria”, che lo arruolò nel cast della celebre pellicola, la cui trama è ben nota anche ai neofiti del pallone e che ha tra i protagonisti anche Pelé.

Nel film, prodotto nel 1981 dalla Warner Bros, sponsor storico dei Cosmos di New York, e interessata attraverso il film a diffondere il verbo della North American Soccer League (che fallì nel 1984), O’Callaghan, alias Lewis, era un numero uno insuperabile, una sorta di guardiano di Wembley. L’unico davvero provvisto delle doti acrobatiche necessarie a frenare l’ardore del capitano tedesco Baumann, e dei suoi compagni di squadra, allo stadio Colombes di Parigi.

Quella partita Lewis non la giocò mai, perché il copione impose che gli venisse di proposito fratturato il braccio per consentire di schierare nella sfida (e fuga) Robert Hatch, interpretato da Silvester Stallone, il personaggio che nel film aveva mantenuto i contatti con la resistenza, e che quindi avrebbe dovuto giocare a tutti i costi.

Come per Rocky, dove Stallone si sottopose ad allenamenti specifici sul ring con campioni del calibro di Fraser e Foreman, così in “Fuga per la Vittoria” non lasciò nulla al caso. Il suo istruttore fu addirittura Gordon Banks, sbarcato nell’universo del soccer a stelle e strisce (Fort Lauderdale Strikers). Banks a dire il vero era un po’ a mezzo servizio, costretto al declino da un grave problema alla retina. Comunque riuscì a trasformare Stallone in qualcosa di simile a un portiere, anche se in alcune scene Sly venne rimpiazzato dalla controfigura Paul Cooper, numero uno tra gli altri del Manchester City.

O’Callaghan per ragioni cinematografiche fece buon viso a cattivo gioco, diventando portiere sul set pur non giocando la partita della vita, rimanendo alla fine catturato dal suo personaggio. «Preferirei che si ricordassero di me per quanto di buono ho raccolto da calciatore, anche se come attore, tutto sommato, non me la sono cavata malissimo. I complimenti di Max von Sydow e di Michael Caine ancora oggi riescono a mettermi i brividi».

L’ex atleta irlandese è unito nella sorte a Werner Roth, che nel film di Huston interpretava Baumann, il capitano della nazionale del Terzo Reich. Per tutti l’espressione del male, della razza ariana e della delirante supremazia nazista, anche se in realtà Roth, nato addirittura a Lubjana, all’epoca Jugoslavia, da genitori emigrati a Brooklyn, è stato l’insostituibile scudiero di Franz Beckenbauer e del compianto Carlos Alberto, nella difesa mondiale (dove c’era anche il laziale Pino Wilson) dei Cosmos. Spendendo buona parte della sua vita in opere di beneficenza a favore dei bambini disagiati.

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