Un’impresa impossibile solo in apparenza. Per 146 volte, infatti, una squadra neopromossa si è aggiudicata il titolo di campione nazionale
Apparentemente una neopromossa che si laurea campione nazionale è roba da Bashundhara Kings, che lo scorso anno ha vinto il titolo in Bangladesh. Eppure il fenomeno delle matricole d’oro, pur essendo predominante in realtà calcisticamente amatoriali come quella del citato paese asiatico, è un fenomeno globale che ha toccato anche diversi campionati di fama e livello mondiale, in primis Inghilterra e Germania. Secondo quanto riportato dal sito di storia e statistica calcistica RSSSF sono 146 i casi di neopromosse capaci di centrare il bersaglio grosso. Proponiamo di seguito i casi più significativi e curiosi.
Inghilterra e Norvegia si dividono il primato delle matricole d’oro: cinque a testa. Assolutamente unico è il caso del Nottingham Forest di Brian Clough, capace di passare nel giro di ventiquattro mesi da squadra di Second Division a campione d’Europa, titolo poi bissato l’anno successivo. Clough si era seduto sulla panchina del Forest all’inizio del 1975 subentrando ad Allan Brown, licenziato dopo una sconfitta casalinga contro il Notts County il giorno di Santo Stefano. La stagione successiva arriva il terzo posto che vale la promozione.
Da quel momento la bacheca del Nottingham Forest inizia a riempirsi: coppa di Lega e titolo nazionale nel 77-78 (conquistato grazie ad una difesa che concede solo 24 reti in 42 partite, giustificando ampiamente le 270mila sterline – cifra esorbitante all’epoca – pagate in state allo Stoke City per il portiere Peter Shilton), quindi Charity Shield, un’altra coppa di Lega, due Coppe dei Campioni (79 e 80) e una Supercoppa europea.
Prima dell’epopea del Nottingham Forest, l’Inghilterra aveva incoronato le neopromosse Liverpool (1906), Everton (1932), Tottenham Hotspur (1951) e Ipswich Town (1962). Questi ultimi, guidati dal futuro ct dell’Inghilterra campione del mondo Alf Ramsey, vinsero alla loro prima stagione in assoluto nella massima divisione inglese, mettendo in fila le favorite Burnley e Tottenham. Niente male per una squadra indicata ad inizio stagione come la più debole di tutto il torneo, concluso invece sfiorando le cento marcature (93 i gol realizzati) e producendo il capocannoniere della First Division, Ray Crawford.
Un re del gol è anche l’attaccante argentino Delio Onnis, protagonista assieme ai compagni Jean-Luc Ettori e Rolland Courbis del Monaco campione di Francia 1978. Foraggiati dai soldi del presidente Jean-Louis Campora (Onnis fu acquistato proprio grazie alla rinnovata disponibilità economica del club) e guidati dal cavallo di ritorno Lucien Leduc, che già negli anni Sessanta aveva regalato al club i primi due campionati della sua storia, i monegaschi diventano così la terza matricola d’oro transalpina dopo Bordeaux (1950) e Saint-Etienne (1964).
Un caso singolo invece in Germania: il Kaiserslautern di Otto Rehhagel. Nella stagione 95/96 i Roten Teufels (Diavoli Rossi) vincono la Coppa di Germania ma retrocedono in Zweite Liga. Vengono rivoluzionati i vertici societari; tra i volti nuovi, il direttore sportivo Hans-Pieter Briegel. L’inizio stagione è però da incubo: allenatore licenziato dopo due settimane, fuori al primo turno in Coppa delle Coppe e in coppa di Germania. Rehhagel tiene duro, stabilisce il primato di gol in una singola partita di Zweite Liga (Kaiserslautern-Meppen 7-6) e chiude primo a 68 punti. Gli stessi che avrà un anno dopo al termine della Bundesliga, vinta con due punti di vantaggio sul Bayern Monaco di Giovanni Trapattoni, sconfitto a domicilio 1-0 (rete del difensore danese Schjönbergh) alla prima giornata proprio dalla matricola di Rehhagel. Decisive per il successo finale la lucida regia di Ciriaco Sforza e le reti di Olaf Marshall (21 in 24 partite), i due elementi di maggior spicco di una rosa che annovera anche un giovane Michael Ballack.
Il 1998 è stato un anno particolarmente propizio per le neopromosse dal momento che, oltre al Kaiserlsautern, hanno conquistato il titolo nazionale anche i bulgari del Litex Lovech, gli slavi dell’Obilic e i finlandesi dell’Haka Valkeakoski. Il Litex riesce nell’impresa pur penalizzato di sei punti per aver mandato in campo Radostin Kishishev, appena acquistato dal Bursaspor, prima di ricevere il transfer.
L’Obilic per contro trionfa soprattutto grazie alla capacità di “persuasione” del suo proprietario, Zeljko Raznatovic, meglio conosciuto come la “Tigre” Arkan. Minacce ai giocatori avversari (il magazine inglese FouFourTwo pubblica la testimonianza di un anonimo calciatore che dichiarò di essere stato rinchiuso in un garage per tutta la durata dell’incontro tra la sua squadra e l’Obilic), milizia armata in tribuna e, si vocifera, fumi sedativi che uscivano dalle grate dello spogliatoio degli ospiti. Per questo motivo i giocatori della Stella Rossa si cambiavano nel parcheggio.
L’Haka Valkeakoski rappresenta invece la tipica schizofrenia calcistica scandinava: campione nel 1995, retrocesso nel ‘96, promosso nel ’97 (con tanto di coppa nazionale messa in bacheca), nuovamente campione nel ’98 ma anche nei due anni successivi. Anche dalla Norvegia non mancano storie di rara bizzarria. Nel 1962 le neopromosse Brann, Steinkjer e Frigg terminano il campionato rispettivamente al primo, secondo e quarto posto. La Federcalcio locale assegna ovviamente il titolo al Brann, però manda in Coppa Campioni il Fredkristad terzo classificato in quanto rimasto al comando per 21 giornate su 30.
Nel 1987, in un’edizione caratterizzata da una regola che prevede i calci di rigore dopo un pareggio (con due punti alla vincente e uno a che perde), è invece il turno del Moss guidato da Nils Arne Eggen, futuro collezionista di titoli nazionali con il Rosenborg, condotto anche ai quarti di Champions dopo una vittoria a San Siro sul Milan. La buona stella del Moss però si eclissa non appena Eggen lascia la compagnia: al primo turno di Coppa Campioni trova il Real Madrid, quindi l’anno successivo retrocede.
Matricola d’oro eccellente invece in Olanda, con l’Ajax campione nazionale nel 1918. Verrà imitato nel 1949 dal SVV Schiedam, squadra di un quartiere operaio di Rotterdam, e, nel 1964 quando era già stata fondata la Eredivisie dal DWS Amsterdam di Jan Jongbloed, futuro vice-campione del mondo 1974 e 1978 con l’Olanda. Il DWS, in seguito diventato Fc Amsterdam, è la prima società interamente professionista a vincere un campionato olandese. Erano invece dilettanti le neopromosse Losanna e Grasshopper, campioni di Svizzera nel rispettivamente 1932 e nel 1952. Se le cavallette di Zurigo si sono distinte per aver centrato addirittura l’accoppiata scudetto-coppa nazionale, il club francofono è protagonista di un caso decisamente singolare.
Poco prima dell’inizio della stagione 1931-32 la Federcalcio elvetica decide arbitrariamente di creare un campionato unico nazionale composto da due gruppi di nove squadre. Alcune vengono scelte per blasone, altre per sorteggio. Il Losanna non è tra le fortunate, e grida allo scandalo. Per l’assegnazione del titolo però il regolamento un girone finale di play-off composto dalle vincenti dei rispettivi due gruppi di prima divisione, dalla miglior seconda (decisa da uno spareggio) e dai campioni di seconda divisione. Un posto, quest’ultimo, conquistato proprio dal Losanna, che dopo aver vinto il girone di play-off per differenza reti, il 3 luglio 1932 a Berna rifila un 5-2 allo Zurigo nella finalissima. Fine del tour de force. E delle polemiche.
Chiusura con il record europeo stabilito dai bulgari del Ludogorets Razgrad, che ha ridefinito il concetto di “club ascensore”: promosso dalla terza divisione nel 2009-10, proprio all’inizio della gestione Kiril Domuschiev (businessman operante nel settore dell’industria farmaceutica), ha vinto la serie cadetta nel 2010-11 e il titolo nazionale (assieme alla coppa) l’anno seguente, confermandolo anche nelle stagioni successive. In poche parole, il Ludogorets non ha mai preso parte al campionato della massima divisione bulgara senza vincerlo. Si deve però parlare di record europeo, perché il primato mondiale di ascesa con botto finale spetta ai nepalesi del Manang Marsyangdi Club, primi in quarta divisione nel 1982, campioni nazionali nell’86.